Fed leggermente restrittiva, risultati così così, partono prese di beneficio sul big tech USA.

Chiusura assolutamente in pari ieri sera (mercoledì) per l’S&P 500, mentre il Nasdaq 100 ha guadagnato lo 0.41% a indicare ancora un overperformance del tech (Mag7 +0.97%). La breadth ha continuato a essere orrida con l’S&P 500 Equal Weighted a -1.1%, ancora una volta a oltre un punto di divergenza dall’omologo capital weighted.
Parecchia attenzione ha suscitato la circostanza che Nvidia ieri ha superato, prima azienda nella storia, la soglia di 5 trilioni di Dollari di capitalizzazione. Praticamente la sola Nvidia vale di più di ognuna delle borse del G7, tranne quella USA, che la contiene, e quella giapponese. Tra i motivi del rally, le dichiarazioni del CEO Huang in conferenza (vedi il pezzo di ieri), che hanno praticamente anticipato la guidance che doveva uscire alla pubblicazione della trimestrale il 19 novembre prossimo, e l’aspettativa che ne uscisse qualcosa di buon per l’azienda dal meeting Xi – Trump.
Dopo la chiusura, le trimestrali di Meta, Microsoft, e Alphabet hanno avuto impatti contrastanti. Meta e Microsoft sono state apparentemente punite per per aver annunciato incrementi negli investimenti AI, quasi un inedito di questi tempi. Vuoi vedere che anche il mercato azionario comincia a metterne in discussione i ritorni di breve di questa corsa a investire i chips di alta gamma?
Invece Alphabet è balzata su del 5% grazie ad un beat di qualità, e la forza del settore cloud (e forse il fatto che fino a poco fa si credeva che Google sarebbe stata cannibalizzata da ChatGPR e invece continua a lavorare).
La mia opinione, espressa ieri, è che queste su Meta e Microsoft sono prese di beneficio che sarebbero comunque comparse dopo le  trimestrali, in quanto dopo la sarabanda di news l’euforia sul settore era estrema.
Tornando a ieri, la chiusura in pari alla fine non è stato un brutto risultato, considerando che il FOMC è stato, a margine, hawkish. La Fed ha tagliato i tassi, e sottolineato che il mercato del lavoro sta continuando ad indebolirsi, in base ai pochi indicatori pubblicati, causa shutdown. Peraltro, l’attesa sospensione della riduzione del bilancio Fed è stata annunciata, ma con partenza a dicembre. Non è che cambi granchè, un mese di rinvio. Powell però ha dichiarato che un taglio al FOMC di dicembre è tutt’altro che scontato, cosa che ha costretto la Fed Funds strip a ridurre la probabilità da praticamente certo a 75% probabile. Anche qui non è proprio un cambio di stance, tanto più che Powell ha i mesi contati alla Fed e probabilmente a Gennaio avremo il nome del successore.
Comunque sia, un FOMC meno accomodante di attese che erano per un en plain (taglio, fine del QT e guidance dovish) e infatti i rendimenti hanno fatto un discreto balzo (10 anni treasury da 3.98% a 4.08%). E il dollaro ha recuperato terreno. In questo senso, un azionario USA che finisce in pari non è una brutta performance. Ma c’era ancora la prospettiva dell’outcome del meeting Trump – Xi a sostenere il sentiment, insieme agli earnings di Amazon e Apple stasera.

Stanotte poi il meeting in Corea, a parole, ha avuto un grande successo: Trump gli ha dato 12 su 10 (*TRUMP: HAD A TRULY GREAT MEETING WITH PRESIDENT XI OF CHINA). Il presidente cinese è stato meno enfatico e ha dichiarato che è stato raggiunto un consenso tra le parti nonostante le divergenze.
Nella sostanza il deal avrebbe la durata di un anno e prevederebbe acquisti di soia e rinvio delle misure di controllo sulle terre rare di un anno da parte della Cina, a fronte di un calo del 10% dei dazi, ovvero metà di quelle relative al Fentanyl, e la sospensione di restrizioni all’export di beni USA. Quindi una tregua, che sembra strutturata per permettere a USA e Cina di rendersi maggiormente indipendenti e resistenti alle minacce dell’avversario, nell’ambito di quello che rimane un confronto serrsato.. E comunque l’atteggiamento bellicoso cinese ha di fatto portato a casa risultati, visto che i dazi USA sono scesi, e le restrizioni rinviate, in cambio del ritiro delle misure che avevano fatto infuriare Trump 2 settimane fa.
Infatti la seduta asiatica ha avuto un tono opaco, con solo Tokyo, Seul e Jakarta a mostrare progressi marginali, e il resto in calo, moderato per H shares cinesi e Taiwan, e più robusto per A shares cinesi, Vietnam, Sydney e Mumbai. La performance degli asset cinesi è abbastanza eloquente come giudizio per l’outcome del meeting in Corea. Come detto ieri, le aspettative erano elevate, ma questo era vero più in America e occidente, grazie alle sparate di Trump, che in Cina.
Sul fronte politica monetaria, il meeting della Bank of Japan ha riservato poco, con il tassi lasciati invariati a 0.5% (2 dissenzienti che volevano alzare). Il Governatore Ueda  ha spiegato che l’incertezza è elevata ma la fiducia della banca Centrale nel suo scenario è cresciuta e il prossimo rialzo si sta avvicinando. Il mercato però si aspettava di più e infatti lo yen è sceso.

Anche l’apertura europea è stata eloquente sul risultato del meeting in Corea, con l’Eurostoxx che alle 10 era già passato in negativo. I rendimenti hanno accusato un po’ il balzo di quelli USA ieri sera.
Finalmente in EU erano previsti dei dati degni di questo nome.

Il GDP EU preliminare del terzo trimestre ha sorpreso a margine in positivo, grazie al fatto che la sorpresa positiva della Francia (davvero positiva, visto quello che ha passato), ha più che bilanciato quella negativa dell’Italiam in stagnazione insieme alla Germania a Q3, Germania che perà ha visto una marginale revisione al rialzo del secondo trimestre. Tra le economie più piccole bene anche Olanda e Polonia. Sono usciti anche i dati di CPI flash in Spagna e Germania, entrambi sopra attese, a premere al rialzo sulle stime del CPI per l’intera area, che esce domani insieme a quello italiano e quello francese.

In Europa al momento non c’è un problema di inflazione lontana dal target come negli USA, ma comunque non un outcome ideale nel giorno del meeting ECB.
Alle 14:15 l’annuncio: tassi che restano invariati. Nel comunicato si è dichiarato che il quadro inflattivo è invariato rispetto al precedente meeting e si è notato che l’economia sta tenendo, nonostante le sfide costituite dal quadro geopolitico e dalle dispute sul trade.  Nella conferenza la Lagarde ha ripetuto che la politica monetaria è ben posizionata. L’inflazione è dalle parti del target, la crescita ha sorpreso marginalmente al rialzo e e i rischi al ribasso per il ciclo sono diminuiti. Loro restano data dependant. Davvero poco su cui mettere i denti.

Wall Street è partita in ribasso, con robuste prese di beneficio sul tech alimentate dalla sottoperformance di Meta e Microsoft, ma con anche le altre Mag7 colpite, ad esclusione di Alphabet ovviamente, e Apple, che riporta stasera. Il Nasdaq 100 e il Philadelphia semiconductors attorno al -1% e l’indice delle magnificent 7 al -2% fotografano una seduta che al momento è il negativo delle 2 che la hanno preceduta, con 350 titoli dell’S&P 500 che salgono nonostante l’indice sia a a -0.4% circa. Direi una reazione all’enorme sottoperformance dei giorni scorsi. Nel pomeriggio l’S&P ha visto numerosi tentativi di recupero, che per ora non sono riusciti a riportarlo in positivo. Come noto, la buy dip colture è piuttosto robusta in questo periodo.
Le piazze europee hanno accumulato ribasso nel pomeriggio, ma in chiusura un recupero è intervenuto a limitare i vari passivi a qualche decimale. La risk adversion e intervenuta a contenere i rialzi dei rendimenti, mentre l’€ è rimasto debole più in reazione alla performance della Fed ieri che non a quella dell’ECB oggi, ininfluente. Tra le commodities riprende il rimbalzo l’oro, mentre continua la correzione del rame.
Tra poco avremo la chiusura dell’earning season delle Magnificent 7 (visto che Nvidia ha già dato ampie anticipazioni l’altro ieri). Vedremo se da domani le prese di beneficio si intensificheranno un po’, come mi attenderei, oppure riprenderà subito la cavalcata.